lunedì 19 maggio 2008

Risposta allo sfogo 1

Se non fosse che conosco bene Alessandro, la sua capacità critica e, soprattutto, la sua verve provocatoria mi ribollirebbe il sangue e mi pulserebbe di nervoso la vena della fronte. Penserei: "ma che cavolo, anche tra i nostri c'è chi abbocca al lavoro (eccellente nella sua efficacia) di scarico delle paure collettive sui pericoli (solo in minima parte reali, soprattutto immaginari) da cui l'elettorato vincente si sente assediato?". Invece per fortuna so che quella di Sandro è una provocazione bella e buona e che accolgo con piacere perchè apre un bel dibattito. Ad essa, dunque, rispondo.
Rispondo rifacendomi ad un articolo molto interessante letto proprio ieri sulla rivista Micromega a firma di Rodotà e che si intitola "subalternità culturale". Rodotà fa un'analisi della Lega e della cultura diffusa oggi, e parla di una "cultura separatista, rischiosa non tanto per l'unità nazionale, quanto per la coesione sociale. Da qui la pratica politica di una rappresentanza come contrapposizione all'altro - un altro che comprende l'immigrato, il meridionale, il comunista. Da qui un'idea comunitaria chiusa ed aggressiva". Da qui, aggiungo io, le serate passate in ciabatte lobotomizzati davanti a sky e la percezione di una Pieve di Cento insicura. Continua Rodotà, critico anche verso il PD, dicendo che l'agenda politica oggi è guidata da un'approssimazione culturale che mortifica l'autonomia del giudizio e la possibilità della riflessione critica. Già nel 1994, di fronte al successo di Berlusconi, ci fu una corsa al marketing politico, perchè allora sembrava che l'innovaizone politica si risolvesse in questo. All'epoca si mimava Berlusca, oggi si rischia di mimare la Lega. Ecco infatti che sento dire da più parti: "loro sì che hanno colto i veri problemi della gente, hanno vinto per quello, dobbiamo anche noi riuscire a dare delle risposte concrete ai problemi della gente". Rodotà definisce questo atteggiamento come subalternità culturale, la madre di tutte le sconfitte. E io mi sento molto d'accordo con lui. Con questo non nego il fatto che Berlusca e la Lega abbiano colto dei problemi veri (immigrazione, impoverimento delle famiglie, insicurezza). Solo che, come ha scritto altrove il sociologo A. Dal Lago, li hanno infilati in un "blob" unico e indifferenziato. Il problema dell'immigrazione e dell'insicurezza vanno certo affrontati, ma non posso credere che i soli linguaggi e le uniche ricette possibili siano quelle della Lega. Credo che Veltroni in campagna elettorale avesse gettato buone basi per un discorso autonomo nostro, che partisse dal riconoscimento dei diritti individuali, della coesione sociale, dello sviluppo come base di tutto, in particolare dell'Europa come punto di riferimento.
A proposito d'Europa, due riflessioni:
a) tutti i principali documenti che l'Unione Europea produce come linee guida per gli Stati membri (direttive, programmi, ecc) vanno nella direzione opposta a quella che prende piega in Italia su temi come sicurezza e immigrazione. Neppure l'UE ha capito nulla?
b) la stampa degli altri Paesi d'Europa ha un'opinione del nostro attuale governo e, soprattutto del nostro elettorato, pessima. Basta leggere qualche articolo sulla rivista l'Internazionale. Lo spocchioso intellettualismo di sinistra da tanti condannato dunque affligge tutta la sinistra europea? cioè, è forse un'epidemia? o forse dobbiamo stare attenti a non tentare con un certo elettorato una negoziazione al ribasso eccessivo?
Concludendo le mie farneticazioni.
- Non mi piace la definizione di politica "popolare". Mi sembra ancora un'imitazione di quella populista del Berluscaz. Sono d'accordo (con alessandro ne abbiamo parlato durante un caffè) sulla necessità di un programma che tocchi con incisività quei punti che tanto preoccupano i cittadini, ma li affronti dal NOSTRO punto di vista. Se la gente vuole più polizia perchè si sente insicura, ma l'insicurezza non è da attribuirsi ad un aumento della criminalità (è ad esempio il caso di Pieve), piazzare pattuglie in via Risorgimento e telecamere in Piazza Andrea Costa cosa risolverà? nell'immediato certo la cittradinanza potrà dire "ecco, hanno finalmente fatto qualcosa". Ma il problema dell'insicurezza non è risolto, se a monte la causa è di origine diversa. Anzi, sbagliando le risposte si rischia di aggravarlo il problema. Restando su questo semplice esempio(significativo perchè è quanto spesso si sente dire dalle persone), il vedere delle pattuglie aumenta la sensazione che in giro qualcosa non va, se c'e la polizia. Attenzione dunque alle risposte che si danno ai presunti problemi della gente. Attenzione a distinguere dentro il blob unico e indifferenziato.
- Con la partecipaizone non so voi, ma io non la voglio per niente finire. Su un giornale tedesco un giornalista diceva che in Italia ha vinto Berlusconi perchè gli italiani non vogliono assumersi il diritto/dovere di partecipare, e quindi delegano pigramente a chi pare poter governare da solo, senza scomodare il démos, il popolo. Bè, io me la voglio assumere questa responsabilità e credo sia necessario incentivare gli altri a fare lo stesso.

Laura

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