venerdì 30 maggio 2008

risposta allo sfogo 4

Ho letto le vostre mail tempo fa e ora che ho un po' più di tempo vorrei dire due parole sul discorso sicurezza/immigrazione che Alessandro ha sollevato.
Io penso che quello che accomuna le persone di oggi sia il non aver capito cosa significa sicurezza... penso che la sicurezza venga sempre e ingiustamente messa in correlazione con l'immigrazione ma non è così a mio parere...
Mi spiego con una metafora. A noi a psicologia hanno insegnato a parlare con metafore quindi perdonatemi se vi può sembrare banale... considerate la sicurezza come una linea curva e l'immigrazione come un'altra linea curva... queste due linee essendo curve si possono intrecciare in qualche modo, in più modi e più volte... quindi anche per immigrazione e sicurezza è così... ma sono due curve distinte e non sovrepposte sempre... è questo la chiave principale... Tra le persone, anche pievesi... io denoto sempre più una forte ignoranza... ignoranza intesa come sostantivo di ignorare... non in senso dispregiativo. La sicurezza è sia una sensazione sia qualcosa di reale. L'immigrazione è solo realtà. E le due cose non coincidono.La sicurezza reale si fonda sulla matematica e riguarda le probabilità che si verifichino i possibili rischi e l’efficacia delle misure di protezione adottate. Possiamo infatti facilmente valutare quanto è sicura la nostra abitazione rispetto ai furti prendendo in considerazione fattori quali il tasso di criminalità del quartiere nel quale viviamo o la nostra abitudine di chiudere sempre a chiave la porta di casa. Possiamo anche calcolare con facilità la probabilità di essere assassinati in strada da uno sconosciuto o nella nostra abitazione da un familiare. Possiamo infine calcolare la probabilità di essere vittima di un furto d’identità. Dato un insieme abbastanza vasto di statistiche sugli atti criminali tutto ciò non è molto difficile: le compagnie assicuratrici lo fanno da tempo. Possiamo anche calcolare di quanto un antifurto può aumentare la sicurezza della nostra casa o in che modo il blocco del nostro conto bancario ci proteggerà dal furto d’identità. Ancora una volta: data una quantità sufficiente di informazioni ciò è facile. Ma la sicurezza è anche un modo di sentire, un feeling, che non si basa sulla probabilità e sui calcoli matematici ma sulle nostre reazioni psicologiche ai rischi ed alle misure di protezione. Si può essere terrorizzati dal terrorismo o viceversa non sentirsi in nessun modo minacciati da esso. In aeroporto ci si può sentire più sicuri vedendo che le scarpe dei passeggeri sono controllate dai metal detector oppure ciò può lasciare del tutto indifferenti. Ci si può considerare ad alto rischio per quanto riguarda i furti in appartamento, a medio rischio per quanto riguarda l’assassinio ed a basso rischio per il furto di identità. Ed il nostro vicino,nella stessa esatta situazione, potrebbe considerarsi ad alto rischio rispetto al furto di identità,a medio rischio rispetto ai furti in appartamento ed a basso rischio per l’assassinio.
Più in generale, si può essere al sicuro anche se non ci si sente al sicuro e viceversa sentirsi al sicuro anche se in realtà non lo si è. La percezione e l’effettiva sicurezza sono certamente correlate ma non coincidono e sarebbe probabilmente meglio avere due differenti termini per indicare tali situazioni differenti.
Gli esempi di prima li ho presi da un articolo di Psicologia Contemporanea di qualche mese fa. Non so, forse tutto ciò sono solo parole sulla sicurezza dettate dai miei studi etc, ma penso che ci sia poca informazione in generale su tutto ciò... penso che sia giusto lavorare in questo senso...e che si debba cercare di "acculturare" le persone per aver un modo più sano e discutere davvero su basi e conoscenze concrete e non fondato su preconcetti razziali.
Spero in qualche modo di aver dato il mio contributo "democratico" in questa discussione.

Ilaria

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